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Horror, fantasy e Co.: a Cannes vince il cinema di genere

di Boris Sollazzo

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23 maggio 2009

Ultime battute al festival di Cannes, e i ricordi migliori sembra lasciarli il cinema di genere. Film di grandi maestri, ma anche di un buon mestierante francese, scatenano il pubblico anche se non entusiasmano (tutta) la critica. Sam Raimi dopo Spiderman ritorna all'antico amore, l'horror, Gilliam ci regala un ultimo, straordinario, Heath Ledger, Xavier Giannoli forse guadagna la Palma con un colpo di reni da vero outsider.

A l'origine- concorso
Applausi, commozione, entusiasmo. Xavier Giannoli era guardato con snobismo (in Francia è considerato un regista di mestiere, furbo e "facile"), veniva considerato la mattina di riposo del festival, con i suoi 150 minuti. Chi l'ha visto, invece, ha capito che perla preziosa fosse la sua pellicola. La storia di un ex detenuto rifiutato dalla società, che torna a truffare le aziende francesi perché il suo passato (e la crisi) gli nega anche il più umile dei lavori onesti. Un grandissimo François Cluzet è Paulo, alias Philippe Miller, uno splendido mattatore di una storia vera. Una truffa che diventa visionaria sfida al sistema: per intascare le tangenti di una città piegata dalla delocalizzazione del lavoro e dei lavoratori delle multinazionali, si inventa una società di autostrade che deve costruire laddove quella vera si era fermata. Cambia la vita in questa provincia di disoccupati disperati, dona loro un nuovo entusiasmo. Più di un governo o di un manager, che fanno del cinismo il filtro con cui guardano la vita, si rende conto che costruire qualcosa, materialmente e non, è un regalo per sé e per gli altri. Tornerà in galera ma, a suo modo, riuscirà nel suo intento. Film duro, malinconico, dolce e allo stesso tempo feroce: potrebbe essere la Palma d'oro, e lo meriterebbe. Lacrime e risate, come insegna Ken Loach, è la cifra dei film più belli in concorso.

Drag me to hell- Proiezioni di mezzanotte
Sam Raimi è l'Uomo Ragno. I miliardi di dollari incassati dalla saga cine-fumettistica più riuscita si devono in gran parte a questo genio che sta per compiere mezzo secolo. A renderlo grande, grazie a un mix di talento e feroce umorismo, è stato l'horror e li è tornato in attesa di concludere il quarto capitolo di Spiderman. Insieme al fratello Ivan ha scritto un film degno dei suoi capolavori (da La casa a L'armata delle tenebre), insieme a lui l'ha prodotto costruendo il budget sulle prevendite internazionali, nonostante le sue entrature con major e produttori. Ne esce un prodotto fresco e agile, un'opera di intrattenimento totale con uno spunto politico (la maledizione che cade sulla malcapitata Alison Lohman nasce da un mutuo negato, ecco il cinema della crisi) che conquista tutti. La protagonista ha il coraggio di mettersi in gioco, anche e soprattutto fisicamente, Sam Raimi di tornare a quel modo di fare cinema libero e selvaggio che gli permette di scrivere e girare pezzi di film da antologia. Non c'è limite alla sua fantasia, alla voglia di stupire e superare i limiti della convenzionalità imperante nella Settima Arte attuale. E così si ha paura e si ride, come nella migliore tradizione del cinema horror, con stratagemmi classici e intuizioni nuove. Beata Hollywood se i suoi maestri hanno ancora voglia di sperimentare e sperimentarsi.

The imaginarium of Doctor Parnassus- Fuori Concorso
A film of Heath Ledger's friends. Così chiude Terry Gilliam uno dei suoi film più belli (forse leggermente troppo lungo), splendido canto del cigno dell'attore australiano che un anno e mezzo fa è morto a soli 29 anni per un autodistruttivo mix di medicine che lo ha stroncato. Nel frattempo ha stupito il mondo con Batman- Il cavaliere oscuro, ha vinto un Oscar e ora torna in un tributo commovente e in un'opera visionaria e speciale. Il regista, ex Monty Python, rivisita il mito di Faust, attraverso Parnassus (Christopher Plummer), famoso cantore di favole, che vuole l'immortalità per sé, per la sua gloria e per l'amore di una donna speciale. Farà un patto col diavolo (un grande Tom Waits) a cui dovrà dare, tra l'altro, la primogenita Valentina (l'incantevole Lily Cole) al compimento dei suoi 16 anni. Ovviamente vuole disattendere gli accordi- è Satana, che nella migliore tradizione di Gilliam, ovviamente, non è un cattivo tout cort, gli viene incontro con rinegoziazioni continue- e utilizza un astuto impostore redento come campione per riuscirci. Tony, questo è il suo nome, ha fatto fortuna con finte organizzazioni di beneficienza (brillante metafora sociopolitica) e ha pestato i piedi alle persone sbagliate (mafia russa?), che lo impiccano sotto i ponti dei Frati Neri. E questa è l'incredibile prima immagine con cui incontriamo Heath Ledger, appeso e apparentemente morto. Ironia della vita (e della morte) di chi fa cinema. Scomparso a metà delle riprese, grazie allo specchio magico che è la porta sui mondi fantastici che Gilliam ci mostra, è sostituito dal trittico Johnny Depp- Jude Law- Colin Farrell, che hanno devoluto la loro paga alla figlia di Ledger, l'adorata Matilda. Un film speciale, che ci regala l'ultima straordinaria prova di un attore che stava diventando immenso. E qui lo dimostra. Un film da guardare molte volte, come tutti i sogni impossibili di questo cineasta geniale.

23 maggio 2009
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